Dalla scuola al museo il passo è breve. Come raccontare e trasmettere la storia e la ricchezza della lingua italiana alle nuove generazioni? Dalle prime parole scritte in volgare fino ai meme della lingua contemporanea questo decantato idioma continua a crescere e svilupparsi. Certamente il ceppo della lingua italiana non può crescere senza solide radici. E per quelle dobbiamo ringraziare Dante, Petrarca, Boccaccio (tutti personaggi presenti negli affreschi di Santa Maria Novella) ripercorredno le orme di Machiavelli, Leopardi, Manzoni fino a Calvino ed Umberto Eco.
Nasce così un progetto ambizioso, quello di rappresentare l’avventura della lingua italiana attraverso i secoli in uno spazio antico, ma completamente rinnovato. Il Museo della Lingua Italiana si svilupperà infatti all’interno dei locali dell’ex Monastero Nuovo oggi per lo più in disuso e situato fra via Santa Caterina e via della Scala a Firenze.
La lingua italiana come “patrimonio nazionale” da promuovere e valorizzare non solo nel nostro territorio ma a livello internazionale. Questo spazio, chiosa l’assessore Tommaso Sacchi, “andrà a incastonarsi in un polo davvero innovativo e sperimentale, quel complesso di Santa Maria Novella che ha acquisito negli ultimi anni una conformazione polifunzionale che mette insieme spazi civici, religiosi, artistici e museali e ne fa un unicum di elevata qualità culturale e sociale”.
I lavori per il nuovo museo cominceranno già nel 2021 e coinvolgeranno il piano terreno ed il piano nobile con vasti locali da dedicare ad esposizioni temporanee, zone relax ed un punto ristoro nel piazzale interno. La parte espositiva del museo si concentrerà sul piano nobile rispettando le caratteristiche architettoniche del complesso. Completeranno il museo anche i servizi di laboratori e didattica oltre al guardaroba ed un nuovo bookshop.
No solo museo, il progetto che si estende sui circa 22000 metri quadri di superficie, ospiterà anche una sezione adibita per le funzioni civiche, di social housing oltre a grandi eventi e congressi.
(M.T.)
Conosciuto in origine come “Laterano fiorentino”, ospitò il XVII concilio del 1438-39. Su iniziativa di Eleonora di Toledo, moglie di Cosimo I, l’ambiente fu in principio trasformato in monastero per le monache di Santo Stefano. Con le soppressioni napoleoniche venne adibito prima ad uso militare e quindi a prestigioso collegio femminile. A questa periodo (1825) risale anche la maestosa scala a spirale progettata da Giuseppe Martelli e arricchita da una monumentale cariatide alla sua sommità.
Nel 1865, nel quinquennio in cui Firenze rivestiva il ruolo di Capitale d’Italia, l’ex monastero diventò la sede del Ministero dei Lavori Pubblici e della Regia Corte Suprema di Cassazione e della direzione del Lotto.
Gli ingenti lavori di sistemazioni terminati nel 1868: riqualificarono gli interni oltre a costruire due nuovi corpi di fabbrica, uno affacciato su via della Scala e l’altro sulla odierna piazza Stazione. Trasferita la capitale a Roma la grande fabbrica venne inizialmente destinata a collegio militare (1874) quindi occupata da due scuole (Liceo Dante e scuola Tecnica Professionale femminile e maschile).
Nel 1915, in occasione della prima guerra mondiale, l’immobile fu nuovamente acquisito dall’autorità militare che incorporò nella struttura ulteriori locali appartenuti al convento di Santa Maria Novella, promuovendo nuovi e complessi lavori per adeguare il complesso alla nuova funzione. Nel 1920 la struttura ospitò la Scuola allievi Sottufficiali dei Carabinieri, che portò alla demolizione e la successiva ricostruzione del lato occidentale del fabbricato collegando così la sezione ottocentesca di via della Scala con l’antico convento di Santa Maria Novella.