Il 1° Dicembre, per ragioni di sicurezza, abbiamo tenuto riservato un piccolo grande evento: il crocifisso di Giotto (realizzato alla fine’200) è stato sottoposto ad un piccolo, ma importante intervento di manutenzione.
L’opera, che prima era collocata nell’antica sagrestia, era già stata sottoposta ad un lungo restauro dell’Opificio delle Pietre Dure per circa dodici anni. Alla fine di quell’intervento (2001) il crocifisso è stato collocato al centro della Basilica, sospeso a diversi metri d’altezza. Sembra fluttuare al di sopra della navata come “un aquilone" per parafrasare le parole del Prof. De Marchi (docente di Storia dell’Arte Medievale) che ha studiato a fondo l’opera. Dobbiamo però comprendere che il crocifisso si trova adesso nella posizione che doveva ricoprire prima della riforma vasariana (1565-1570), quando esisteva ancora un tramezzo ligneo che divideva l’area dei fedeli da quella degli ecclesiastici (per effetto della Controriforma il ponte ligneo è stato abbattuto). Grazie ad un complesso sistema meccanico che può far sollevare o scendere l’opera, è stato possibile calarla a terra per un piccolo check-up di manutenzione.
L’opera lignea di Giotto pesa 285 chili, è alto 5,30 metri e largo circa 4. Si tratta di una delle opere più straordinarie realizzate alla fine del ‘200 ed un capolavoro assoluto del maestro Giotto di Bondone che rappresenta una cesura netta con la tradizione pittorica precedente. Qui, la straordinaria bellezza risiede nel realismo del modello che non è più idealizzato, come nell'arte bizantina, ma è rispondente al vero. Nel Cristo raffigurato dal celebre pittore si sublima pertanto ogni corpo che in Cristo diventa divino e, quindi, destinato alla vita eterna anche se martoriato o straziato dalle pene e dai segni di ogni male.
In che cosa è consistito l’intervento di manutenzione?
L’incaricata dell’intervento è stata Claudia Reichold (seguitela anche su Instagram) restauratrice esperta che ha già ha collaborato in diverse occasioni con l’Opera per Santa Maria Novella. Claudia ha riscontrato, ed è intervenuta, su alcune piccole alterazioni avvenute in questi anni sull’opera. Innanzitutto ha verificato lo stato generale di conservazione, diagnosticando alcuni sollevamenti di colore soprattuto in corrispondenza alle commettiture delle assi. Queste sono state quindi consolidate sulla struttura per evitare il loro distaccamento ed inevitabile perdita. L’intervento più importante, anche se forse apparentemente il più banale, è stato quello dell’eliminazione della polvere che non si tratta solo di un problema “estetico" ma anche conservativo. È stato seguito quindi anche un trattamento preventivo antitarlo essendo il supporto del crocifisso completamente ligneo.
È stato eseguito inoltre un abbassamento di tono delle piccole mancanze con colori ad acquerello. Dopo lunghe ore di intervento, il giorno stesso, il crocifisso è stato fatto risalire alla sua pozione originaria. Durante l’intervento erano presenti alcuni dei restauratori dell’Opificio delle Pietre Dure ed il sovrintendente dott. Marco Ciatti. L’architetto Francesco Sgambelluri ed i tecnici della ditta che si occupa della manutenzione hanno seguito le fasi di movimentazione dell’opera.
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