Dopoguerra, pomeriggio di Novembre. Vado in piazza stazione: un’avventura per un ragazzino. Il nonno, cultore di Firenze, ordina “Entra in Santa Maria Novella, devi guardare tre cose!” Ecco cosa vidi, con gli occhi di fanciullo: nella penombra in controfacciata rimasi atterrito da un Cristo tristissimo, un Dio Padre dallo sguardo severo, una Madonna lugubre che mi seguiva con lo sguardo.
Mi allontanai verso la sacrestia dove avrei trovato un grande Gesù appeso. Mi spaventò il corpo che sembrava staccarsi dalla croce; pareva mi aspettasse e mi si rivolgeva inquietante. Cercai la terza “cosa”: il Cristo di Brunelleschi. Il nonno mi aveva detto che è di legno, ma io lo vidi scuro come bronzo, un panno intorno ai fianchi. Per lo meno non mi spaventò.
Ma eccoci alla ragione di questa nota. Insieme con le “cose” da vedere, il nonno aveva prescritto di evitare la cappella Strozzi “Lì non devi entrare, lì capitano cose strane, compreso un mostro che manda fumo velenoso!” Come si fa a resistere!? Il mostro lo vidi subito ma fu l’altra parete che mi sconvolse e ancora oggi mi sconvolge. Perché? Leggiamo il Vasari: “ si vede un putto che impaurito di un cagnolino ricorre intorno alla madre occultandosi fra i panni di quella”. E il Richa: “ un fanciullo, che per lo terrore di un cane, fugge a ricoverarsi sotto i panni della madre” Dunque un putto! un fanciullo!
Torniamo a quel Novembre del dopoguerra. Mentre sorridevo del bimbo spaventato dal cagnolino mi sento tirare per il giacchetto. Accanto a me si sono materializzati due fanciulli che piagnucolano, anch’essi spaventati per il cagnetto dipinto. Mi chiedono aiuto! Mi sento grande rispetto a loro e dico: “Fate come lui, nascondetevi nel vestito della mamma!” Andiamo a rivedere Filippino: i bambini oggi sono tre!